Barbara Baroncini
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mi sono posta di fronte al tempo, 2015
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installazione sonora. Orologio, microfono, amplificatore. Dimensioni ambiente.
Area Archeologica di Helvia Ricina, Villa Potenza (MC)
Dalle rovine si sente il ticchettio amplificato di un orologio ripreso dal vivo. Questo giace in orizzontale, spoglio, privo di quadrante e con una sola lancetta.

La riflessione di Barbara Baroncini parte dall’osservazione delle differenti dimensioni, spaziali e temporali, che caratterizzano l’area archeologica di Helvia Ricina in relazione al tessuto urbano di Villa Potenza. Fuori dalla recinzione c’è il mondo contemporaneo: rumori di motori, suoni di clacson, voci di persone e di attività produttive. Caotico e rapido è il tempo della contemporaneità, veloce a tal punto che ogni cosa viene usata e gettata via senza che il tempo riesca a lavorare su di essa, senza che possa depositarsi sugli oggetti. Di fronte alle rovine si ha invece la percezione di un tempo puro, stratificato, sono pietre che restituiscono intatta la percezione del tempo e della sua durata. Ricina è uno spazio chiuso dove il tempo sembra sospeso ma incredibilmente presente.
L’artista ha voluto lavorare su questo contrasto di tempi e di spazi, mescolando gli elementi ed inserendo nelle rovine un apparecchio quotidiano, una meccanismo tecnologica che parli della contemporaneità. Tra le rovine si percepisce il ticchettio dell’orologio, un suono familiare che qui diviene straniate, dispositivo per un’esperienza immersiva. L’orologio è spogliato di ogni suo riferimento: posto in orizzontale, senza numeri e con una sola lancetta, non scandisce più un tempo umano e predefinito. È una cadenza regolare indefinita, senza riferimenti ne quantificazioni.

​testo di Michele Gentili